L'inchiesta di Bruxelles è partita dopo aver riscontrato la validità di una serie di denunce relative a pannelli provenienti da Pechino e venduti in Europa a un prezzo molto inferiore al valore normale di mercato. L'Esecutivo comunitario ha così verificato che per essere equo il prezzo medio di un pannello solare cinese dovrebbe essere più alto dell'88% rispetto a quello attuale.

La Commissione sta negoziando una soluzione con gli operatori del settore di Pechino e con la Camera di commercio cinese, ma nel frattempo ha deciso di intervenire con una misura antidumping temporanea per evitare ulteriori danni alle imprese europee.

L'applicazione dei dazi sarà graduale per evitare reazioni brusche nel mercato del settore: fino al 6 agosto 2013 l'aliquota sarà pari all'11,8%; successivamente a tale data, invece, il livello del dazio passerà al 47,6% e rimarrà tale per quattro mesi. Valori comunque più bassi, sottolinea Bruxelles, rispetto al dumping di cui sono oggetto i pannelli, in quanto l'Unione europea applica la cosiddetta "regola del dazio inferiore", cioè non stabilisce un livello del dazio punitivo ma solo sufficiente a ripristinare condizioni di parità sul mercato.

In assenza di un accordo con la Cina, l'Ue potrebbe comunque optare per dazi di durata quinquennale. La decisione in merito dovrà essere adottata entro il prossimo 5 dicembre. Entro il 7 agosto, invece, la Commissione dovrà pronunciarsi su un'altra inchiesta antisovvenzioni relativa al settore del solare, avviata nel novembre scorso.

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Pubblicazione del regolamento nella Gazzetta ufficiale dell'Unione europea