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Fondi Ue 2014-2020: Confindustria, cambiare economia e volto dell'Italia

|Novità
07 ottobre 2014

Growth - Photo credit: kenteegardin / Foter / CC BY-SAI fondi strutturali possono contribuire a cambiare le politiche economiche e il volto dell'Italia. E' il messaggio del direttore generale di Confindustria Marcella Panucci, all'evento “Promuovere gli investimenti per la crescita e l'occupazione”, organizzato dall'associazione di rappresentanza delle imprese insieme alla Commissione europea.

A partire dalla presentazione della versione italiana della sesta relazione della Commissione Ue sulla coesione economica, sociale e territoriale in Europa, i relatori hanno affrontato alcuni temi legati alle politiche di coesione, in particolare quelli relativi ai risultati e alla capacità di tali politiche di promuovere la crescita e lo sviluppo in Italia e nell'Unione.

Il rilancio dell'economia italiana, è il messaggio mandato dai vertici di Confidustria in occasione della presentazione della relazione, può ripartire dai fondi strutturali. “Se consideriamo i fondi non spesi nell'ultimo periodo di programmazione e quelli che potremmo spendere nei prossimi 8 anni - ha detto il direttore generale Panucci – parliamo di circa 20 miliardi di euro l'anno”, che potrebbero effettivamente contribuire a cambiare le politiche economiche e “il volto stesso del Paese”.

L'utilizzo di questi fondi, ha aggiunto Monica Panucci, avrà un ruolo fondamentale nel bilanciare una situazione economica che “in assenza di interventi di forte impulso rimarrà invariata da qui ai prossimi anni”.

Nel Rapporto di previsione territoriale, ha detto Stefano Micossi, direttore generale di Assonime, la Svimez (Associazione per lo sviluppo dell'industria nel Mezzogiorno), indica un volume di risorse complessivamente - teoricamente - disponibili per la coesione nel Mezzogiorno pari a 13,7 miliardi di euro per il 2014 e 17,4 miliardi di euro per il 2015. Sempre secondo la Svimez, l’impatto sul Pil del pieno utilizzo di queste risorse potrebbe essere del +1.3% per il 2014 e +0.8% nel 2015. "Una previsione irrealistica alla luce dei risultati ottenuti fino ad ora", ha concluso Micossi.

Marco Magnani, vicecapo del Dipartimento Economia e statistica della Banca d'Italia, ha fatto alcune considerazioni sul metodo di programmazione per il periodo 2014-2020:

  • manca l’individuazione di poche selezionate priorità per la concentrazione delle risorse economiche. Nell’Accordo di partenariato sono infatti stati individuati 334 ambiti di azioni. 
  • è da valutare positivamente l'orientamento ai risultati, e cioè l’individuazione, per ciascun obiettivo tematico, dei risultati attesi e degli indicatori di risultato.
  • sono previsti diversi meccanismi di condizionalità: condizionalità ex-ante, riserva di performance, meccanismi di verifica di target intermedi.

La relazione, disponibile dalle scorse ore anche nella versione italiana, sintetizza i risultati dei finanziamenti a favore della coesione nel settennato 2007-2013 e descrive i principali orientamenti e obiettivi per il periodo 2014–2020. Per l'Italia a disposizione ci sono 42.085.700.000 euro a valere sul Fondo europeo di sviluppo regionale (FESR), sul Fondo sociale europeo (FSE), sul Fondo europeo agricolo per lo sviluppo rurale (FEASR) e sul Fondo europeo per gli affari marittimi e la pesca (FEAMP), cui si aggiungerà il cofinanziamento nazionale.

Photo credit: kenteegardin / Foter / CC BY-SA

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