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Patent Box – manovrina, possibili stop per marchi

|Novità
24 aprile 2017

Patent Box - Photo credit: Foter.comLa Manovra correttiva allinea il Patent box alle linee guida OCSE, portando possibili tagli delle agevolazioni per i marchi.

Patent Box - firmati primi 4 accordi

Patent box - Agenzia entrate, istruzioni per accedere all'agevolazione

La "manovrina" di correzione del bilancio pubblico annuncia la cancellazione del Patent Box per i marchi. Salve, con ogni probabilità, le altre linee d'azione del regime di tassazione agevolata e le richieste di adesione presentate all’Agenzia delle Entrate per il 2015 e il 2016.

Patent Box

Il Patent Box è un regime di tassazione agevolata su base opzionale dei redditi derivanti dall’utilizzo di alcune tipologie di beni immateriali.

Nello specifico, consiste nell'esclusione dal reddito complessivo del 30% nel 2015, del 40% nel 2016 e del 50% dal 2017 dei redditi derivanti dall’uso di opere dell'ingegno, brevetti industriali, marchi d'impresa, disegni e modelli, processi, formule e informazioni relativi ad esperienze acquisite nel campo industriale, commerciale o scientifico giuridicamente tutelabili.

Cosa cambia con la Manovrina

Le modifiche che verrebbero introdotte dalla Manovra correttiva fanno presumere lo stop alle agevolazioni per i marchi.

Le novità sono legate all'adeguamento del Patent box alla linea imposta dall’Ocse con il progetto Beps (Base erosion and profit shifting), il pacchetto di misure e nuovi standard per contrastare l’elusione internazionale, che punta a limitare lo spostamento di base imponibile verso Stati a minore prelievo.

L'Italia non è la sola a dover rimettere mano alle agevolazioni per l’uso di opere dell'ingegno, brevetti industriali, marchi d'impresa, disegni e modelli. Quasi tutti i Paesi hanno dovuto fare dei ritocchi ai rispettivi Patent Box per adeguarsi.

Prima del progetto Beps, infatti, lo scenario europeo dei regimi di Patent Box delineava una competizione dei Governi per attirare i redditi da beni intangibili, con una concorrenza dannosa tra Stati. Da qui, l’intervento Ocse, che ha elaborato l’Azione 5 del progetto Beps per contrastare i regimi preferenziali dei beni immateriali che non correlano la detassazione allo svolgimento di attività sostanziali; in questo contesto è stato individuato il nexus approach per “avvicinare” luogo di creazione del valore e luogo di imposizione. E per attenuare alcune rigidità del calcolo è stato introdotto un principio (cosiddetto “up lift”) che prevede di includere al numeratore anche le spese per acquisizione di beni o per contratti stipulati infragruppo nella misura massima del 30% dei costi qualificati. Questo rapporto risulta dunque un criterio proporzionale da calcolare sulle spese di ricerca e sviluppo sostenute nell’arco di un certo numero di anni.

La manovrina correttiva riporta il nostro Paese lungo i canoni Ocse con l’esclusione dei marchi dalla detassazione, pur facendo salve le opzioni esercitate per gli anni d’imposta 2015 e 2016.

Esclusione che rischia di far perdere gran parte dell’appeal al Patent Box italiano: dai dati relativi alle quasi 4.500 istanze presentate nel 2015 emerge come la maggior parte delle imprese italiane abbiano chiesto il beneficio proprio in relazione all’uso del marchio (36%), molte meno per i brevetti (18%).

A fine 2016 gli accordi chiusi con il Fisco erano solo 4, con un volume di affari superiore a 300 milioni di euro. Stando alle anticipazioni del Sole 24 Ore sulle bozze di manovrina circolate negli ultimi giorni, la misura non impatterà sulle procedure in corso, per cui fa fede la data di presentazione dell’istanza. E la maggior parte dei marchi storici del made in Italy si sono già adoperati per ottenere almeno per un quinquennio il beneficio fiscale.

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