Chat with us, powered by LiveChatVia la pubblicita' dalle tv di Stato francesi: i dubbi di Bruxelles - FASI
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Via la pubblicita' dalle tv di Stato francesi: i dubbi di Bruxelles

|Novità
23 agosto 2009
Parigi, l'Opera Garnier - foto di Alessandra FloraNicolas Sarkozy e il suo governo speravano in un rapido semaforo verde per la riforma, varata nel gennaio 2009, che elimina progressivamente la pubblicità dai canali televisivi di Stato. L’Eliseo non immaginava che sarebbe inciampato nelle obiezioni formulate dalla Commissione Europea riguardo alle modalità di finanziamento della riforma.

Per compensare la soppressione della pubblicità su France Télévisions, lo Stato si impegna a foraggiare ogni anno con 450 milioni di euro annui i canali pubblici. Le modalità di questa compensazione sono state messe al setaccio da Bruxelles, tesa a garantire che il nuovo regime di aiuto di Stato non comporti una distorsione della concorrenza. Incerto su questo punto, l’esecutivo uscente Barroso è sul punto di aprire un indagine formale. Nessuna decisione ufficiale è stata ancora presa, ma la commissaria europea per la concorrenza, Neelie Kroes, a seguito delle consultazioni con le autorità francesi di giugno e di luglio, ha fatto intendere di non poter dare il suo avallo alla riforma.  Almeno secondo le ricostruzioni del quotidiano Le Monde. In Francia si teme che non si possa giungere ad una decisione definitiva prima di fine anno, mettendo così a repentaglio il piano di finanziamento dei canali pubblici che si protrarranno fino all’eliminazione definitiva della pubblicità prevista per il 2011.

Per sciogliere questo nodo bisognerà attendere il pronunciamento della nuova compagine della Commissione Europea, la cui unica certezza, per il momento, è rappresentata dalla conferma di un Barroso bis. Il pomo della discordia riguarda soprattutto la creazione di una tassa sugli operatori di telefonia mobile e sugli Internet provider per finanziare parte di quei 450 milioni di euro promessi ogni anno a France Télévisions fino al 2011. E’ infatti bizzarro che un settore possa finanziarne un altro, nel momento in cui i due possano trovarsi in concorrenza.

Glli operatori di telefonia hanno tentato invano di opporsi alla tassa e potrebbero portare le loro ragioni a Bruxelles. Nondimeno la Commissione Europea vuole assicurarsi che gli aiuti accordati a France Télévisions coprano soltanto i costi generati per il servizio pubblico e non le attività più propriamente “commerciali”, come l’acquisto di serie televisive e dei diritti sportivi. Mentre a rue du Faubourg Saint Honoré si attende il verdetto di Bruxelles, a temere questo scenario sono soprattutto le reti private Tf1 e M6.

Dalle schermaglie d’oltralpe qualcosa anche noi potremmo imparare: per il momento ci teniamo una tivvù di Stato noiosa, mediocre, piena di pubblicità e sulla quale, per di più, paghiamo pure il canone (e il costo del decoder digitale). Cosa resta del servizio pubblico?
(Alessandra Flora)

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