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UE: rafforzare il meccanismo di tutela della privacy

|Novità
01 febbraio 2010
Privacy - immagine di MizusumashiLa Commissione europea ha affermato di voler garantire un elevato livello di protezione dei dati personali e della privacy attraverso un apparato normativo uniforme applicabile in tutta Europa. Il meccanismo esitente per la tutela della privacy, basato sulla Carta di Nizza del 2000, sulla Direttiva del 1995 sulla protezione dei dati e sul Trattato di Lisbona, deve essere aggiornato al fine di garantire una protezione maggiore della vita privata dei cittadini europei in tutti i settori dell'economia e della società.

Tra gli ultimi aggiornamenti legislativi adottati nel 2009 dalla Commissione per garantire che la tutela della vita privata sia al passo con la tecnologia figurano:

  • una raccomandazione sulle etichette intelligenti RFID (identificazione a radio frequenza) inserite in prodotti quali i tesserini magnetici per gli autobus;
  • un accordo alcune importanti società che gestiscono "social networks";
  • nuove norme in materia di telecomunicazioni che impongono ai fornitori di servizi di telecomunicazione e internet di notificare alle autorità eventuali violazioni della sicurezza che comportino la perdita o l'abuso di dati personali.

In base alla presente normativa gli Stati membri devono garantire che gli abbonati, i cui nominativi figurano in un elenco pubblico, siano informati sugli scopi dell'elenco e che l'uso a fini commerciali dei dati personali contenuti sia subordinato al loro consenso.  

"Le norme dell'UE devono consentire ad ogni cittadino di sapere in quali casi è legittimo il trattamento dei suoi dati personali" garantendo "la possibilità di opporvisi quando lo desidera", ha affermato il Commissario europeo responsabile della Società dell'Informazione e dei Media, Viviane Reding.

In Italia sono state costituite banche dati per le televendite ricavate da elenchi pubblici di abbonati senza che gli interessati avessero acconsentito esplicitamente all'uso dei propri dati. In tal modo l'Italia è venuta meno all'obbligo comunitario e la Commissione ha avviato un procedimento di infrazione contro il nostro Paese.

L'Italia dispone di due mesi per rispondere, ma se le osservazioni presentate non saranno giudicate soddisfacenti la Commissione potrà decidere di formulare un parere motivato. Se, in seguito al parere, l'Italia non adempierà agli obblighi derivanti dal diritto comunitario, la Commissione potrà adire la Corte di giustizia.
 

 

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