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Fondi strutturali: Sabatini (Abi), potenziare il ruolo delle banche

|Novità
20 novembre 2012

sabatini - autore: euractiv.itIn mancanza di fondi pubblici italiani non si può essere superficiali sul denaro che arriva dall'Europa. E' questo il richiamo di Giovanni Sabatini, direttore generale dell’Abi, che introduce il progetto "Banche 2020", organizzato in collaborazione con Warrant Group allo scopo di migliorare la preparazione degli istituti di credito sul fronte dei fondi comunitari. "Non ci possiamo permettere di sottoutilizzare le risorse che sono state messe a disposizione dall’Unione europea". 

La sua analisi, nel corso dell’incontro di presentazione dell’iniziativa, è partita proprio dal problema del denaro in arrivo dall’Europa e dal suo uso poco accorto. "Si tratta di risorse fondamentali per rilanciare la nostra competitività riguardando comparti quali, tra gli altri, l’innovazione, lo sviluppo dell’agenda digitale, la mobilità sostenibile, lo sviluppo della competitività nell’era della globalizzazione". Nonostante un buon impegno dei privati, non riusciamo a sfruttare come dovremmo questi soldi. "L’Italia – ha detto Sabatini - è da sempre uno dei maggiori contribuenti netti al bilancio dell’Ue e negli ultimi anni si registra un crescente numero di imprese italiane che partecipano ai bandi. Ciononostante non abbiamo la stessa capacità di impiego delle risorse europee, come altri paesi nostri competitor".

Il livello di utilizzo, come noto, è pari a meno del 30%: oltre 40 miliardi sono ancora disponibili e rischiano, se non utilizzati entro il 2015, di dover essere restituiti all’Europa. Per questo motivo è partita l’azione di riprogrammazione del Governo; e per lo stesso motivo parte adesso 'Banche 2020'. "Il progetto Banche 2020, che portiamo avanti con il supporto di Warrant Group - ha raccontato Sabatini - si articola su finalità, tra loro interconnesse. Creare una piattaforma informativa e formativa per le banche italiane, al fine di favorire un maggiore consapevolezza sulle opportunità derivanti da un impiego diretto dei fondi europei; mettere in condizione le banche di organizzare un servizio di supporto specializzato alle imprese; partecipare in maniera più attiva al processo di strutturazione delle misure di intervento agevolativo a livello nazionale".

Insomma, le banche devono acquisire maggiori conoscenze e diventare catalizzatori della domanda di denaro all’Europa. A tale riguardo il dg si è soffermato a lungo sul secondo obiettivo. "Questo riguarda evidentemente le banche fortemente legate al proprio territorio, che nel nostro Paese sono la maggior parte, che hanno nel loro dna l’idea che la crescita della banca è strettamente legata allo sviluppo delle imprese clienti". Con l’attuale penuria di incentivi e fondi nazionali, "c’è l’esigenza di sviluppare all’interno della banca un’organizzazione in grado di dare un’assistenza specializzata alle imprese che hanno progetti finanziabili in Europa. In questo comparto la banca può e deve svolgere un ruolo proattivo, vale a dire, non necessariamente deve attendere il cliente in filiale, ma deve essa andarselo a cercare e proporgli le opportunità di finanziamento disponibili per i progetti di sviluppo".

Integrando così l’azione dei soggetti pubblici. "Al riguardo abbiamo avviato i contatti con il ministro Barca per capire in che misura e secondo quali modalità l’industria bancaria può svolgere questo ruolo in sinergia con la pubblica amministrazione". A fare da motore a 'Banche 2020', in questa prima fase, ci saranno nove tra i principali gruppi bancari italiani: Banca Popolare di Bari, Carige, Banca Popolare dell’Emilia Romagna, Federcasse, Ubi Banca, Banco Popolare, Mediocredito Centrale, Unicredit e Gruppo Intesa San Paolo. 

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